Barbara Spinelli e il gruppo parlamentare della lista Tsipras
Abbiamo promosso e sostenuto la lista L’altra Europa con Tsipras con due obiettivi di fondo: 1. restituire una rappresentanza parlamentare a un popolo che non lo aveva più da anni; che non è solo quello che resta della sinistra tradizionale, ma, potenzialmente, quello di milioni di cittadine e cittadini che non votano più, o votano per disperazione partiti e liste di cui non condividono quasi niente. E restituirgliela cominciando dal teatro principale del confronto politico odierno, cioè il Parlamento europeo e le politiche dell’Unione europea. 2. Raccogliere intorno a questo progetto unitario, apartitico e inclusivo – nelle sue dichiarazioni di intenti – lungo tutte le fasi della sua realizzazione (sottoscrizione dell’appello, presentazione e selezione delle candidature, raccolta delle firme, campagna elettorale vera e propria e follow-up) quante più forze possibili si dichiarassero e dimostrassero disponibili a unirsi e lavorare insieme per ricostruire una prospettiva fondata sui valori della democrazia, del federalismo, dell’inclusione, della giustizia sociale e ambientale.
Il primo di questi obiettivi è stato raggiunto (“per un pelo”). Ma chi ha condiviso questi nostri sforzi non può non cogliere la differenza che c’è tra l’avere nella nostra rappresentanza solo tre parlamentari, per quanto qualificati, e avere tra loro Barbara Spinelli, che per il nome che porta è un simbolo vivente dell’”altra Europa” che vogliamo; ma che è anche e soprattutto la portatrice di competenze fondamentali e di una straordinaria capacità di giudizio sulle vicende europee, come dimostra la serie ininterrotta di articoli sull’argomento che è andata pubblicando nel corso del tempo. All’estero, dove sono meno attenti agli “equilibri” interni del nostro pollaio (che è una riedizione in sedicesimo del grande pollaio della politica italiana) non hanno dubbi: Barbara Spinelli è un valore aggiunto enorme e si moltiplicano gli appelli da parte degli altri membri della Sinistra Europea e del Gue, compreso Tsipras – ma non solo; anche da parte di membri di altri raggruppamenti; il che fa ben sperare nella possibilità di ridisegnare il perimetro del nostro gruppo parlamentare mantenendo fermo l’impegno a “stare con Tsipras” – a che Barbara sciolga le sue riserve e accetti la nomina.
Aggiungo che il ripensamento di Barbara è un altro risultato positivo del processo che stiamo attraversando. Barbara non voleva candidarsi ed ha a suo tempo accettato di farlo, dopo molte nostre insistenze, a condizione di poter dichiarare che non avrebbe fatto la parlamentare. Ovviamente abbiamo accettato di malavoglia, perché avere Barbara come capolista – e mi pare che l’abbiamo usata parecchio – è stato sicuramente un fattore determinante del risultato che abbiamo raggiunto. Adesso Barbara ha maturato una nuova decisione non per un suo personale ghiribizzo, ma sotto gli effetti di una vera e propria grandine di inviti, che provengono da ogni parte del nostro elettorato e dei partiti con cui ci siamo associati in questa campagna, che vedono in lei un elemento decisivo per moltiplicare gli effetti del risultato raggiunto. Ma questa sua decisione è il frutto di altre pressioni che abbiamo esercitato su di lei ininterrottamente, durante tutto il corso della campagna elettorale, perché non abbiamo mai rinunciato all’ipotesi di un suo ripensamento. Se, come spero, questa decisione resterà confermata, è da parte sua un’assunzione di responsabilità di fronte a una pressione che proviene dal nostro mondo, e che fa passare in assoluto second’ordine le modalità con cui aveva a suo tempo presentato la sua candidatura. E va anche aggiunto che sia lei che Monia avrebbero preso sicuramente molti ma molti più voti se non si fossero candidati a quelle condizioni. Ma i voti che hanno preso nonostante tutto sono un segnale inequivocabile.
Chi antepone gli equilibri tra le “componenti” della nostra lista – che componenti NON sono, perché la nostra non è una lista di Sel + PRC + altri, ma è una lista unitaria, inclusiva e apartitica – è secondo me totalmente al di fuori della logica del nostro progetto, come l’hanno vissuto e sostenuto decine e decine di migliaia di compagni, di partito e non, che hanno preso parte con grande entusiasmo e grande senso di responsabilità agli sforzi comuni per portarlo a buon fine.
In particolare, per venire al secondo obiettivo, io credo che tutti coloro che hanno partecipato come candidati a questo progetto lo abbiano fatto con spirito di servizio, per far ottenere buoni risultati alla lista e non per conquistare un seggio nel Parlamento europeo. Questo è stato per lo meno l’atteggiamento della maggior parte dei candidati, che sapevano in partenza di non avere alcuna possibilità di spuntarla, ma che lo hanno fatto per portare il loro personale contributo a un’impresa collettiva, che non sarebbe certo finita con le elezioni, ma che avrebbe avuto la sua continuazione anche, se non soprattutto, grazie alla nostra presenza nel Parlamento europeo.
Con uguale spirito di servizio mi aspetterei che entrambi coloro che sono giunti secondi in questa competizione – e che solo dalla rinuncia di Barbara sarebbero promossi al seggio – considerino il vantaggio politico di avere Barbara come rappresentante della LORO lista e del LORO progetto nel Parlamento europeo e le mettano a disposizione la loro rinuncia a sostituirla.
Lo stesso mi aspetterei dai responsabili delle organizzazioni politiche a cui fanno riferimento i due candidati che dovrebbero sostituire Barbara, organizzazioni che invece, come già è successo troppo spesso durante la campagna elettorale, si sono mobilitate solo per i “loro” candidati, e che oggi festeggiano pubblicamente – forse troppo presto – l’elezione del LORO candidato. Non è un candidato loro. E’, in entrambi i casi, e come tutti gli altri, un candidato della lista L’Altra Europa con Tsipras, al cui successo, ma soprattutto al cui ruolo nel Parlamento europeo, anche quelle organizzazioni dovrebbero essere molto interessate.
Sappiamo che non è così: c’è stato chi ha proclamato con insolita tempestività la fine della “lista Tsipras”, o la sua inconsistenza, proprio nello stesso giorno in cui più di cinquanta candidati NON ELETTI prendevano l’impegno non solo a far continuare il progetto di cui sono stati protagonisti indiscussi – cosa inaudita in qualsiasi altro partito politico, dove i candidati non eletti scompaiono dopo le elezioni – ma persino quello di farsene l’asse portante. Allora penso che su questa questione ciascuno si debba schierare. Se per i candidati l’elezione non era e non è stata la condizione del loro impegno, è bene secondo me che non lo sia anche per chi vedesse eventualmente sfumare un suo successo per raggiungere un risultato molto più importante – e che contribuirà sicuramente a far crescere moltissimo tutto il nostro “processo” – come lo è la presenza di Barbara Spinelli come rappresentante unitaria di tutta la lista nel Parlamento europeo.
O ci siamo sbagliati?
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