Cosa farei se fossi ministro dell’ambiente (Micromega, novembre 2011)
La tutela dell’ambiente non è una attività settoriale ma “trasversale”, come era nei principi ispiratori della legge istituiva del Ministero dell’ambiente italiano (1986), al cui vaglio dovrebbero essere sottoposte tutte le iniziative e le attività promosse dagli altri ministeri, da altri organismi dell’ordinamento pubblico come dall’imprenditoria privata.
La tutela dell’ambiente è finalizzata alla sostenibilità dei modelli di consumo e dei sistemi di produzione e richiede la messa in atto di politiche sociali, economiche e industriali sostenibili.
La tutela dell’ambiente è efficace solo se coinvolge e viene promossa direttamente dalla generalità dei cittadini.
Questi tre principi sono inderogabili per un approccio ecologico ai problemi ambientali che non ne faccia una attività “residuale” rispetto al cuore delle politiche “dure” – quelle economiche, industriali e sociali, e quella internazionale – o, peggio, che non riduca la politica ambientale al compito di mitigare, compensare o rimediare ai danni provocati dalle altre misure adottate o promosse dallo Stato o lasciate a una “iniziativa privata” di mercati privi di regole e di obiettivi vincolanti.
1. La missione principale di uno Stato democratico è garantire un contesto favorevole all’autogoverno dei cittadini e, in particolare, alla formazione e all’ingresso delle nuove generazioni nella vita associata e nel lavoro. Non c’è sostenibilità – né ambientale né sociale, né economica – senza una cultura adeguata. Si tratta quindi innanzitutto di fornire – a tutti – gli strumenti per realizzare una gestione consapevole e partecipata della propria educazione e della propria formazione; e per realizzare un adeguato aggiornamento scientifico e culturale in un contesto di scambio, condivisione e verifica congiunta dei saperi. Questo costituisce anche l’investimento principale – sia in risorse umane che in attrezzature e infrastrutture materiali e immateriali – a cui è chiamato uno Stato democratico.
Il nuovo ministero dell’ambienta si adopererà pertanto per promuovere l’introduzione di un orientamento alla sostenibilità in tutte le attività educative e formative messe in essere: nella scuola, nella formazione professionale, nell’educazione permanente, nella promozione delle attività culturali, nella gestione dei media impegnati in un servizio pubblico, nella ricerca.
Questa attività dovrà procedere per tappe, cominciando dalle attività di formazione e di aggiornamento professionale degli insegnanti e dei formatori, per passare solo successivamente e gradualmente, di conserva con i ministeri competenti nei campi della (finalmente pubblica) istruzione, della comunicazione e dello spettacolo, al coinvolgimento di un pubblico più vasto: studenti, allievi, famiglie, giornalisti, operatori dell’informazione, associazioni culturali, ecc. Con le rappresentanze di queste categorie si procederà quindi alla messa a punto, in forme partecipate e condivise, alla formulazione – attraverso un vasto ricorso alla sperimentazione – di proposte per la revisione dei programmi scolastici ed educativi; di nuove impostazioni dei palinsesti delle trasmissioni radiofoniche e televisive della Rai; e di nuovi bandi per il finanziamento di iniziative culturali.
L’azione sarà coordinata da un organismo misto di esperti, rappresentanti degli studenti e degli insegnanti, promosso di comune accordo con il ministero dell’istruzione e con gli altri ministeri competenti per materia, e collegato ad articolazioni – regionali, municipali e di area vasta – di analoga composizione, promosse di concerto con le corrispondenti autorità locali. A questi organismi nazionali e locali saranno chiamati a partecipare anche i rappresentanti delle associazioni datoriali e dei sindacati dei lavoratori, nonché delle principali associazioni civiche e ambientaliste operanti nei territori di riferimento.
Al centro della riorganizzazione dei programmi scolastici, culturali e dell’informazione verrà proposto lo sviluppo dei seguenti punti, la cui trattazione verrà comunque lasciata alla libera scelta degli operatori dei rispettivi settori:
a. Cultura dei materiali: storia, etimi, trattazione letteraria, scientifica e filosofica, provenienza geografica, composizione, ciclo di vita, utilizzo, processi di rigenerazione, compatibilità ambientali dei principali materiali utilizzati nei prodotti di uso quotidiano. Questo per restituire all’universo dei docenti e dei discenti una “cultura materiale” indispensabile alla gestione della propria vita quotidiana che il passaggio dall’era preindustriale alla produzione di massa e alla cultura dell’usa e getta ha completamente distrutto;
b. Cultura della biodiversità: conoscenza delle principali specie viventi – selvatiche e coltivate/allevate – della loro evoluzione e della loro connessione all’interno dei rispettivi ecosistemi naturali o artificiali, delle condizioni fisiche, geologiche e metereologi che della loro riproduzione. Questo per restituire alla comunità dei docenti e dei discenti un rapporto di familiarità con il ciclo vitale del pianeta Terra;
c. ruolo del sole nei cicli di vita delle specie viventi, nell’assetto meteorologico del pianeta e tecnologie dello sfruttamento diretto e indiretto della radiazione solare (agricoltura, rigenerazione degli ecosistemi, generazione energetica, assorbimento di gas climalteranti). Questo per ricollocare la comunità dei discenti e dei docenti all’interno dello spazio cosmico che gli uomini effettivamente occupano.
In tutte le attività educative e formative uno spazio apposito verrà riservato alla sperimentazione, alle attività pratiche e al recupero della manualità, senza evitare l’impegno diretto di tutti i docenti e i discenti, fin dalla più tenera età, in attività lavorative finalizzate alla produzione di oggetti e alimenti e/o alla riparazione di beni e al conseguimento di risultati pratici suscettibili, eventualmente, anche di venir remunerati: sia in forme simboliche che, se del caso, in forme monetarie.
2. Oggetto prioritario del ministero dell’ambiente sarà la salvaguardia, la cura e la valorizzazione dei beni comuni, alla luce del principio che i “beni comuni”, di qualsiasi tipo siano, sono tali non per proprie caratteristiche intrinseche, ma perché sottoposti a una gestione condivisa e partecipata – e quanto più diretta e responsabile – da parte di tutti gli stakeholder. Da questo punto di vista la gamma dei beni che rientrano nella categoria dei “beni comuni” varia nel tempo e a seconda delle condizioni (l’esperienza passata ha infatti dimostrato che tutte le cose di questo mondo, compresa l’acqua, l’aria e persino la volta stellata, possono essere “privatizzate”, cioè appropriate e/o utilizzate da qualche ente, pubblico o privato, escludendone dal godimento, ancorché regolamentato, chi ne avrebbe altrimenti il diritto e l’accesso).
Il ministero dell’ambiente si impegnerà pertanto nella promozione e nella costituzione – di concerto con i ministeri competenti per gli affari interni e per lo sviluppo economico, e con le Regioni – di una commissione nazionale e di commissioni regionali e locali per la messa a punto di “linee guida” per una gestione condivisa dei beni comuni, affrontando ciascuno di essi nella propria specificità naturale, “merceologica” o sociale, e nelle specificità locali: acqua, aria, suolo, risorse e rifiuti, energia, biodiversità, mobilità, ricerca scientifica, cultura, informazione.
Alla costituzione e al funzionamento di queste commissioni – come di quelle preposte alla selezione dei formatori e dei programmi di formazione dei formatori di cui al punto precedente – verranno chiamati esperti dei diversi settori, selezionati con sistemi di peer review, rappresentanti di comitati e associazioni impegnati nella tutela o nella valorizzazione dei diversi beni comuni considerati, rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, delle strutture amministrative e dei sindacati dei lavoratori delle imprese e degli enti coinvolti nella gestione, valorizzazione o utilizzazione di specifiche categorie di beni comuni.
Il sistema di conduzione di questi comitati sarà improntato a una discussione regolamentata in cui abbiano voce tutte le parti in causa e che si concluda, mano a mano che venga raggiunto un accordo o individuata in modo chiaro una divergenza su punti specifici oggetto del confronto, con dei documenti in cui siano chiaramente individuati obiettivi, strumenti, metodologie, costi (economici, sociali e ambientali), benefici, modalità di gestione e sistema di compatibilità delle soluzioni proposte. In caso di accordo generale o decisamente preminente, le soluzioni proposte saranno vincolanti per le autorità competenti, previa verifica tecnico-economica delle compatibilità tecniche ed economiche. Ogni decisione di respingerle o sospenderne l’attuazione dovrà essere dettagliatamente motivata. In caso di divergenze, la decisione se adottare una delle soluzioni proposte o rimandare le scelte a una riconsiderazione su basi (territoriali, sociali o tematiche) più ampie sarà demandata alle autorità competenti. Anche in questo caso la decisione dovrà essere dettagliatamente motivata e il successivo percorso di confronto dovrà essere distesamente articolato.
Le stesse procedure verranno adottate relativamente a tutti i successivi punti di questo programma.
3. Strettamente legato al punto precedente è la promozione di una generale conversione in senso ecologico – cioè con un orientamento alla sostenibilità ambientale e sociale, oltreché economica – dei modelli di consumo e delle strutture produttive attraverso la definizione di appropriate politiche energetiche, agroalimentari, industriali (manifatturiere), della mobilità (di persone e merci), urbanistiche e di gestione del territorio. Queste verranno messe a punto di conserva con i diversi ministeri competenti. Queste politiche dovranno combinare in filiere unificate attività di ricerca e di sperimentazione, attività di ricognizione delle risorse, delle potenzialità e dei fabbisogni, attività di progettazione, proposte di investimenti, strumenti di incentivazione e di sanzionamento, attività di formazione e di aggiornamento tecnico, misure di promozione dell’occupazione in tutte le fasi che concorrono alla definizione dell’intero ciclo dei progetti nei diversi ambiti di competenza, misure di valutazione dei risultati e dei processi attuativi.
Criterio ispiratore della conversione dovrà essere il principio che la sostenibilità ambientale non può essere dissociata da quella sociale e che entrambe delineano un criterio fondamentale di salvaguardia della stessa sostenibilità economica sul lungo periodo: anche quando la rinuncia a vere o presunte “economie di scala”, o la mancanza di ritorni finanziari immediati possono lasciar adito al sospetto di una minore efficienza, o di un maggior costo.
4. Per quanto attiene alla conversione ecologica in campo energetico – graduale conversione alle fonti rinnovabili e promozione dell’efficienza – si procederà, di concorso con i ministeri competenti per lo sviluppo economico e la formazione professionale e con le Regioni, alla promozione, alla costituzione e al finanziamento a livello territoriale di area vasta (sub provinciale/intercomunale) di team interdisciplinari di assistenza tecnica. Questi team saranno composti da giovani laureati e diplomati e da tecnici disoccupati, sottoccupati o – in forma volontaria – già in pensione, ma dotati di adeguate competenze, per l’effettuazione di check-up – sia territoriali (su intere aree) che puntuali (su abitazioni, enti, aziende, servizi) – delle potenzialità presenti in loco per il risparmio energetico e per il ricorso a fonti energetiche alternative; per la effettuazione di una progettazione di massima degli intereventi prospettati, promuovendo in linea prioritaria l’integrazione tra le diverse fonti energetiche da attivare, che sono diverse caso per caso e da un territorio all’altro; l’integrazione tra ricorso alle fonti energetiche rinnovabili ed efficientamento dei carichi; e l’integrazione tra carichi e generazione energetica, in modo da promuovere l’autosufficienza e massimizzare l’integrazione energetica a livello puntuale e locale.
4. Parimenti, in campo agroalimentare, di conserva con i ministeri competenti per l’agricoltura, le foreste, l’alimentazione e la salute, e con le Regioni, si procederà alla promozione, alla costituzione e al finanziamento agli stessi livelli di team interprofessionali di assistenza tecnica per la promozione su tutto il territorio nazionale di Gruppi di acquisto solidale (GAS), al servizio sia dei consumatori che dei produttori interessati a bypassare l’intermediazione commerciale e a promuovere la qualità ambientale, nutrizionale e sanitaria dei prodotti e delle pratiche produttive nella coltivazione, nell’allevamento e nella trasformazione degli alimenti. Relativamente alle produzioni agricole e all’industria di trasformazione alimentare saranno promossi a livello regionale o locale centri di assistenza tecnica per la riconversione ecologica delle colture e delle lavorazioni, sottoposte al controllo di organismi collegiali promossi dai GAS. Verrà incentivata la conversione dei mercati ortofrutticoli cittadini e di quelli rionali a luoghi di compravendita di prodotti dei campi e di organizzazioni di reti autonome di approvvigionamento alimentare.
5. Lo stesso procedimento verrà seguito per quanto concerne la promozione di una edilizia sostenibile e per la ristrutturazione ecocompatibile del patrimonio edilizio esistente. Verrà promossa la costituzione di team misti di volontari e giovani architetti per studiare, edificio per edificio, le potenzialità di valorizzazione di aree e strutture dismesse o sottoutilizzate e – a integrazione del lavoro svolto dai team di cui al punto 3 – di promozione del risparmio energetico. Una volta identificati gli interventi possibili e dimensionati in termini tecnici ed economici gli interventi possibili o le diverse alternative praticabili, la progettazione esecutiva e la realizzazione delle opere saranno messi comunque a carico dei titolari degli edifici esaminati.
6. Una analogo procedimento – la costituzione di team misti interdisciplinari di geologi, agronomi, esperti di forestazione, architetti, paesaggisti, ingegneri idraulici ecc. in grado di operare a livello di area vasta – verrà adottato con modalità adeguate a coinvolgere tutte le autorità comunali. Anch’esso sarà coordinato centralmente dal ministero dell’ambiente, di concerto con i ministeri competenti per i lavori pubblici, l’agricoltura e la forestazione, e, ovviamente, con le Regioni. Esso avrà per oggetto l’assetto idrogeologico e le campagne di rimboschimento o rinaturalizzazione del territorio e si svolgerà attraverso check-up territoriali, l’individuazione delle criticità e delle potenzialità del territorio, l’identificazione di proposte di una o più soluzione alternative per la messa in sicurezza e/o la valorizzazione naturalistica e paesaggistica dei luoghi, il dimensionamento tecnico ed economico delle misure proposte. L’operatività di tutti i team sarà vincolata al principio della totale inedificabilità di tutto il territorio non costruito, per lo meno fino a che i contestuali check-up condotti dai team che operano sugli edifici (di cui al punto 5) non avranno accertato e certificato l’inesistenza di spazi ed edifici già esistenti per il soddisfacimento delle esigenze individuate.
7. Per quanto riguarda la mobilità urbana e periurbana, l’obiettivo prioritario è la riduzione del numero dei veicoli in sosta e in movimento per decongestionare la rete viaria e restituire la città agli umani e alla loro naturale socialità e socievolezza. Si tratterà innanzitutto, di concerto con i ministeri competenti e con le regioni, di promuovere e incentivare con apposite installazione e con incentivi o prescrizioni vincolanti tutte le forme praticabili di servizi on line che possono sostituire senza pregiudizio prestazioni che oggi richiedono lo spostamento delle persone: e-commerce; servizi anagrafici on-line; e-government; prenotazioni on line di servizi sanitari; teleconferenze, e-lerning, ecc. Per questo il potenziamento delle reti a fibre ottiche e la copertura wi-fi di tutto il territorio nazionale sono priorità assolute.
Per quanto riguarda il movimento delle persone, si procederà – di concerto con i ministeri competenti per i trasporti e per le attività di formazione e con le Regioni – alla messa a punto di linee guida per la promozione di una mobilità sostenibile e, successivamente, alla costituzione a livello di area metropolitana e di area vasta – con procedure analoghe a quelle esposte al punto 2 – di team di formatori e di personale in grado di fornire assistenza tecnica alle diverse figure di mobility manager che verranno promosse in forma capillare e differenziata – a seconda della complessità dei compiti – in modo da coprire tutto il territorio nazionale ai diversi livelli: aree metropolitane, aree vaste, circoscrizioni, quartieri, condomini, aziende, enti pubblici, servizi, nonché eventi sportivi, spettacoli, manifestazioni politiche e culturali. Questi ruoli saranno ricoperti in parte in forma retribuita da personale professionalizzato, in parte in forma volontaria e – possibilmente – collegiale, da personale volontario, sempre assistito dai team professionali preposti a fornire loro assistenza tecnica.
Verrà inoltre promossa, tramite bando, la realizzazione, la gestione e l’aggiornamento permanente di un orario intermodale, nazionale e continentale, del trasporto passeggeri, consultabile gratuitamente on line, attraverso il quale fornire in tempo reale tutte le soluzioni praticabili per raggiungere, attraverso diversi mix di trasporto pubblico, qualsiasi punto del continente europeo a partire da qualsiasi altro punto. Sarà inoltre finanziata l’installazione di un numero adeguato di terminali attraverso cui consultare questo servizio in tutti i nodi della mobilità urbana e interurbana: stazioni ferroviarie e di autobus, aeroporti, imbarchi, punti di ritrovo.
Di concerto con il ministero competente verranno inoltre studiate le possibilità di incentivare la sostenibilità della mobilità urbana e periurbana dei passeggeri secondo la seguente gerarchia di priorità: sistemi di controllo e di tariffazione dell’ingresso e del parcheggio dei veicoli a motore in area urbana (congestion charge); pedonalizzazione e riqualificazione di aree sia nelle zone centrali che in quelle periferiche dei centri urbani; trasporto pubblico di superficie su ferro con priorità di passaggio (metropolitane leggere) nelle aree metropolitane; potenziamento delle reti ferroviarie periurbane che utilizzano tracciati già esistenti con treni cadenzati per i viaggiatori pendolari; potenziamento del trasporto di massa su gomma lungo linee di forza della mobilità urbana e periurbana; rinnovo dei mezzi addetti a questo servizio con priorità per le soluzioni a bassa emissione; trasporto flessibile a domanda, con funzioni di feeder delle linee di forza, lungo itinerari variabili nelle aree non interessate ai grandi flussi e durante le ore di morbida; servizi di taxi collettivo con utenze convenzionate (aziende, enti pubblici, servizi, manifestazioni ed eventi); car-sharing; promozione del car-pooling a livello di azienda, di servizi pubblici, di quartiere e di area vasta; parcheggi di interscambio e servizi di navetta ad essi abbinati. Sarà esclusa da finanziamenti pubblici e incentivi e scoraggiata in ogni modo la costruzione di nuove metropolitane sotterranee (i loro costi altissimi sono un pedaggio pagato per lasciare la superficie stradale a completa disposizione del traffico automobilistico), sottopassi, parcheggi sotterranei e in struttura in aree urbane.
Per quanto riguarda la mobilità urbana e periurbana delle merci verrà promosso di concerto con i ministeri competenti per i trasporti e lo sviluppo economico, e mettendo a disposizione team di esperti e di progettisti convenzionati, la costituzione, al servizio di ogni centro urbano superiore ai 50.000 abitanti, di uno o più centrali logistiche preposte allo smistamento e al trasferimento delle merci dal trasporto di lunga percorrenza alla distribuzione in ambito urbano (city logistic) in modo da ottimizzare i carichi e i percorsi del circuito di distribuzione, ridurre il chilometraggio, promuovere il rinnovo dei mezzi, regolamentare gli orari di carico e scarico. Il programma prevederà anche ulteriori incentivi per la costituzione di piazzole protette – con dissuasori a controllo riservato – dedicate al carico-scarico. Anche in questo caso si provvederà, con la metodologia già esposta, alla definizione di linee guida per la riorganizzazione del servizio, il coinvolgimento degli operatori del trasporto e delle associazioni del commercio e alla costituzione di team misti di professionisti per fornire assistenza tecnica alle amministrazioni comunali e alle associazioni di categoria per affrontare le criticità e mitigarne gli eventuali inconvenienti.
Per quanto riguarda il trasporto di lunga percorrenza interurbano e internazionale verrà proposto – di concerto con i ministeri competenti per i trasporti e lo sviluppo economico – la revoca immediata di tutte le facilitazioni connesse all’acquisto di carburante per gli autotrasportatori; il potenziamento – con adeguati finanziamenti – dei controlli sulla funzionalità dei mezzi per il trasporto di passeggeri e merci rendendolo obbligatorio per tutti i mezzi in ingresso nel territorio nazionale e provenienti da paesi dove questi controlli sono insufficienti; la revoca della patente e del permesso di condurre un mezzo sul territorio nazionale per tutti gli autisti che siano stati sorpresi a effettuare manovre spericolate; il controllo tramite scatola nera degli orari di guida e del rispetto delle pause prescritte; la revoca della licenza per tutti i titolari di aziende di spedizione i cui mezzi siano stati sorpresi a violare queste condizioni; la conseguente fissazione di una tariffa minima concordata (t/km) per tutto il trasporto merci di lunga percorrenza.
Inoltre verrà promossa la sospensione di tutti i progetti di nuove strade e autostrade destinate al potenziamento del trasporto merci o del traffico automobilistico di lunga percorrenza; la revoca delle concessioni autostradali in conseguenza del mancato rispetto degli impegni assunti per investimenti e manutenzioni; l’aumento dell’imposizione sui pedaggi autostradali e la destinazione di tutte le risorse ricavate dai pedaggi e dalla sospensione dei nuovi progetti autostradali al finanziamento del trasporto ferroviario e via mare. La destinazione alle medesime finalità di tutti i progetti di Grandi opere che verranno soppressi: in particolare Tav Torino-Lione; ponte sullo stretto di Messina; Mose; autostrada Livorno-Civitavecchia; bretelle e valichi vari.
Per quanto riguarda il trasporto ferroviario, una volta potenziate, ad integrazione delle tratte esistenti, le linee tradizionali Mi-VE, NA-RC e Roma-BA (per una questione di equità interregionale), si proporrà di destinare tutte le risorse residue al potenziamento della capacità di trasporto sui tracciati esistenti (armamento e materiale rotabile) e alla capillarità della rete, con la riattivazione – previa analisi dei costi e dei benefici che tenga conto dell’interesse pubblico e dei disincentivi che verranno imposti al trasporto su gomma – di tutte le stazioni e gli scali chiusi nel corso degli ultimi decenni. Questa analisi dovrà essere effettuata da team misti di trasportasti, economisti e sociologi selezionati con un sistema di peer review. Il pronunciamento sui risultati di queste analisi spetterà comunque agli enti locali e alle comunità interessati attraverso processi di democrazia partecipata.
Un investimento decisivo – anche per la riattivazione e la valorizzazione delle potenzialità cantieristiche, occupazionali e progettuali di Fincantieri – dovrà essere destinato alla attivazioni di vere “autostrade” del mare. Queste verranno attivate con viaggi cadenzati di navi ro-ro lungo l’asse adriatico e quello tirrenico, per il trasporto di merci e vetture di turisti lungo la direttrice nord-sud, onde alleviare in misura consistente la congestione della corrispondente rete autostradale. Questo programma richiede il coinvolgimento congiunto degli armatori pubblici o privati interessati a gestire in convenzione pubblica il servizio – e, in loro mancanza, la riattivazione di una compagnia di navigazione pubblica – e quello delle associazioni di trasportatori a cui verrà chiesto di costituire consorzi per consentire lo sganciamento e il riaggancio dei semirimorchi nei punti di imbarco e di sbarco, senza costringere motrice ed autista a compiere il viaggio per mare a bordo del natante.
Per quanto riguarda il trasporto aereo, andrà disincentivata la moltiplicazione degli aeroporti, verranno sanzionate le gestioni che presentano passivi insostenibili e irrecuperabili e verrà proibito la corresponsione di sussidi alle compagnie aeree che fanno scalo in determinati aeroporti da parte delle amministrazioni pubbliche del luogo con lo scopo di promuovere i flussi turistici.
8. Per quanto riguarda la gestione delle risorse lungo tutto il loro ciclo di vita, verrà promossa – di concerto con i ministeri competenti per lo sviluppo economico e l’agricoltura e con una metodologia analoga a quella esposta al punto 2 – la definizione di linee guida per il risparmio e la piena valorizzazioni delle risorse. Verrà incaricato l’Istat di redigere annualmente un bilancio dei flussi di materia articolato attraverso tavole input-output che, una volta redatte, permetteranno di fissare sul breve, medio e lungo periodo degli obiettivi di riduzione dell’utilizzo delle risorse materiali nella prospettiva di ottemperare alle finalità sintetizzate dalla formula “fattore 10” (cioè riduzione di dieci volte, nell’arco di cinquant’anni, nell’uso di materie prime vergini, rinnovabili e non rinnovabili).
Sulla gestione dei rifiuti, al di là della pletorica normativa nazionale e regionale che non viene mai rispettata, verranno anche qui elaborate delle linee guida che indichino con precisione quali sono le metodologie di riduzione, di raccolta differenziata e di trattamento dei fluss compatibili con gli obiettivi di legge (65 per cento di raccolta differenziata; priorità assoluta data alla prevenzione, cioè alla riduzione delle quantità di rifiuti prodotti), priorità, in seconda istanza, al recupero di materia, cioè al riciclaggio, mettendo ben in chiaro che una volta raggiunto il 65 per cento – o, essendo ormai acclarato come fattibile, l’80-85 per cento – di raccolta differenziata di un flusso di rifiuti già ridotto alla fonte da un drastico contenimento nell’uso degli imballaggi, non resti più assolutamente niente da bruciare; e che quindi vanno bloccati tutti i progetti di costruzione degli inceneritori e promosse le tecnologie di riciclo della frazione residua in cui – tra l’altro – l’Italia è, anche se nessuno lo sa, all’avanguardia.
Per garantire il successo di questa svolta occorre promuovere e sostenere su tutto il territorio nazionale comitati popolari mettendoli in grado di realizzare un controllo “dal basso” sulla gestione integrata dei rifiuti, finalizzandola al riciclo totale dei residui (rifiuti zero) e alla riduzione del consumo di risorse vergini. Anche in questo campo la trasparenza, l’informazione, l’educazione – e soprattutto l’autoeducazione – della popolazione dei cittadini-utenti è fondamentale.
9. Per quanto riguarda la fiscalità, verrà promossa la creazione, di concerto con i ministeri competenti per lo sviluppo economico, il bilancio e le finanze, di un comitato per studiare le modalità di una riforma fiscale radicale, che promuova il trasferimento di una quota consistente dell’imposizione fiscale dai redditi al consumo di risorse, In questo lo studio della rifora fiscale verrà facilitata dai bilanci sui flussi di materia di cui si farà carico l’Istat. Un gravame fiscale speciale, diretto (a carico degli utenti e dei produttori), e indiretto (a carico dei comuni) dovrà venir imposto sul consumo di suolo, sulle aree urbane e gli edifici dismessi e non utilizzati, sulle abitazioni e sulle seconde case non abitate, sui consumi energetici, sul prelievo e l’utilizzo di materiali da cava.
10. Verranno infine introdotti l’istituzione e finanziamento di concorsi periodici di idee e di progetti di impresa finalizzati alla sostenibilità. Questi concorsi saranno divisi in due fasi: nella prima verranno premiate, con cadenza semestrale, le idee progettuali più innovative, purché accompagnate da una documentazione che ne attesti la fattibilità tecnica, i costi di massima e le condizioni di realizzazione. Nella seconda fase, che seguirà la prima con una dilazione di un anno, verranno premiati e cofinanziati progetti che traducano uno dei progetti precedentemente selezionati in veri e propri progetti imprenditoriali: dando la priorità a quelli che prevedono gestioni cooperative, forme di condivisione e di partecipazione dell’utenza, attività non a fini di lucro.
Tag: Ambientalismo, crisi ambientale, Rinnovabili