L’intervento all’assemblea milanese di cambiaresipuò dell’8 gennaio 2013
Buonasera, parlo a titolo personale. Io sono di ALBA. ALBA è una piccola organizzazione che ammette al suo interno la doppia tessera. Vuol dire, per esempio, che un iscritto a Rifondazione comunista può essere iscritto anche ad Alba, purché ne accetti statuto, codice etico e manifesto istitutivo. Lo dico qui perché se una cosa del genere vale per ALBA, a maggior ragione deve valere, per me, anche per cambiaresipuò. E assurdo quindi, come è stato fatto in queste ultime settimane di forte conflittualità interna a cambiaresipuò, accusarmi di non volere degli iscritti ai partiti dentro cambiaresipuò. Non è un modo corretto di polemizzare.
Quello che ho sempre inteso, e che sta nello spirito della mozione che abbiamo approvato nell’assemblea del 16 dicembre scorso, è che le candidature della lista che sosteniamo non avrebbero dovuto contenere nomi che la connotassero come espressione o, peggio, aggregazione di partiti, in modo da mantenere alla lista un carattere di forte apertura. Purtroppo le cose non sono andate come molti di noi avrebbero voluto: RIVOLUZIONE CIVILE è il risultato di un incontro tra quattro partiti i cui segretari si sono auto-costituiti in comitato elettorale e siedono, insieme a De Magistris e Ingroia, al tavolo che definisce il programma e le candidature della lista.
A questo tavolo cambiaresipuò è solo un invitato, anche se i contenuti di cui si è fatto portatore avranno, come ci è stato garantito, un peso decisivo nella determinazione del programma della lista INGROIA. Questo perché il nostro programma è il risultato di due assemblee nazionali, di 110 assemblee territoriali APERTE come questa, e di una elaborazione congiunta durata mesi e alimentata con una molteplicità di strumenti informatici. Cosa che nessuna delle altre componenti della lista ha fatto o è stata in grado di fare.
Ma è indubbio che quella connotazione partitica ha pesato negativamente sul seguito: se le prime assemblee territoriali sono state oltre cento, quelle di questi giorni sono solo 35, mentre avrebbero potuto essere 200 e più. E mentre alla assemblea del 16 dicembre eravamo quasi 600, adesso siamo poco più della metà, mentre avremmo potuto essere tanti da non riuscire a stare in questa sala.
Perché è successo questo? Perché si è insistito, qui e altrove, sul fatto che in questa lista si dovesse lasciare spazio anche ai partiti. Ma voglio dire qui ai compagni del PRC, che peraltro lo sanno benissimo: i partiti non sono tutti uguali. So bene che ci sono tantissimi compagni del PRC impegnati in prima persona nei movimenti, nei comitati, nelle lotte, nei presidi, nei GAS, nel lavoro di quartiere e nel lavoro sociale, accanto ad altri che non hanno affiliazioni politiche. Ma possiamo dire le stesse cose degli altri partiti? O possiamo dire che non esistono contraddizioni tra il nostro programma e molte delle scelte dei partiti che concorrono alla costituzione di RIVOLUZIONE CIVILE? Come mai, allora, troveremo alla testa di molte delle nostre liste regionali personaggi la cui biografia politica, le cui convinzioni e la cui pratica contrastano apertamente con il nostro programma?
Per esempio per quanto riguarda la nostra opposizione alle Grandi opere, e in particolare al Ponte sullo stretto, alla base militare Dal Molin, e soprattutto al TAV Torino-Lione (proprio mentre la bandiera NOTAV diventava il fattore unificante di tutte le mobilitazioni contro le politiche governative e aziendali degli ultimi anni). Ma anche per quanto riguarda il sostegno alle forze dell’ordine che si sono rese responsabili del massacro dei partecipanti al G8 di Genova del 2001; o la privatizzazione dei servizi pubblici locali; o il ricorso all’energia nucleare; o l’approvazione della guerra in Afghanistan; o la trasparenza nella gestione del finanziamento pubblico ai partiti. Non è facile fare campagna elettorale, e farla con entusiasmo, in queste condizioni. Ma perché è successo questo?
Perché in una situazione drammatica come quella in cui stiamo vivendo non ha senso fare politica con il bilancino, puntare al 4,1 per cento pur di assicurare ai partiti della lista una magra sopravvivenza. E rischiando per di più di ripetere la triste storia della lista arcobaleno del 2008.
Noi dobbiamo fare di questa come di ogni altra elezione un momento di vera LOTTA POLITICA. E questo voleva dire aprire porte e finestre: creare un ambiente in cui si possa dire a quelli di Grillo, a tutti loro, che sono in gran parte giovani, impegnati, antagonisti al sistema, e sempre più insofferenti della gabbia in cui li ha rinchiusi il loro leader: QUESTA E’ LA VOSTRA CASA. Cioè una casa per voi; per permettervi di fare politica meglio, più liberamente, e in modo più costruttivo di quanto abbiate potuto farla finora. E non una casa per noi, dove accomodarci in attesa che anche quelli di Grillo ci raggiungano.
E poter dire E’ LA VOSTRA CASA anche a milioni di compagni che votano PD o SEL “turandosi il naso”, ben sapendo che tra il macello sociale imposto dall’Agenda Monti e dalla BCE, da un lato, e i diritti dei lavoratori, la difesa del welfare, la conversione ecologica dell’economia per creare milioni di nuovi posti di lavoro – e per salvaguardare quelli che altrimenti scompaiono – dall’altro, il PD sceglierà sempre la prima di queste alternative.
E soprattutto per restituire cittadinanza a milioni e milioni di cittadini che non si sentono più tali, e che per questo non votano più, perché sanno di essere stati espropriati del diritto di scegliere tra soluzioni veramente alternative.
Per far questo non basta rinunciare alle sigle di partito, occorreva lasciarsi dietro le spalle molto di più: e proporre una rete di candidati che offrissero garanzie di un piena coerenza tra il nostro programma e il loro impegno sociale o nelle lotte. Certo sarebbe stata un’operazione rischiosa. Bisognava abbandonare molte delle nostre identità, spesso assai logore, senza la sicurezza di ottenere dei risultati immediati. Ma se si vede nelle elezioni solo una tappa di un percorso molto più lungo, la cosa non ci avrebbe dovuto spaventare.
Per me cambiaresipuò non finisce qui. E nemmeno deve venir congelato fino al 25 febbraio, come hanno proposto alcuni fautori del NO. Deve continuare anche durante la campagna elettorale, mantenendo la sua autonomia, che non vuol dire distacco, dalla lista RIVOLUZIONE CIVILE. Per questo è stato deciso di convocare un’altra assemblea di cambiaresipuò all’inizio di febbraio, a cui invitare tutti i candidati della nostra circoscrizione che fanno capo a liste, sia nazionali che regionali, con i cui elettori avvertiamo delle importanti affinità: per interrogarli e spronarli sui punti programmatici che ci stanno più a cuore.
Quanto all’assemblea di stasera, la presidenza presenta una mozione che indica quattro nominativi, messi in ordine di priorità, da riproporre al comitato nazionale che gestirà le candidature. Avrei preferito che quest’ordine di priorità non ci fosse e che venisse presentata solo una rosa di candidature più ampia, lasciando ai responsabili della lista la scelta delle priorità: soprattutto per evitare che le indicazioni di questa assemblea vengano contraddette, come molto probabilmente succederà, a livello nazionale. Ma di fronte alla presa di posizione di tutti gli altri membri del comitato che si è fatto carico di organizzare l’incontro di stasera ho preferito accettare la prima soluzione per evitare che questa assemblea, che è chiamata a discutere soprattutto di prospettive, venisse trasformata in un VOTIFICIO, dove per ogni posto in lista si dovesse procedere a una serie di votazioni per stabilire a chi dovesse spettare, per un totale di diverse decine di pronunciamenti.
Infine una buona notizia. Siamo stati promossi tutti professori. Alzi la mano chi è professore (una decina di mani alzate). Da qualche giorno noi di cambiaresipuò, sia quelli del sì che quelli del no, siamo diventati tutti, per i media, LA LISTA DEI PROFESSORI: un’aggiunta un po’ litigiosa e un po’ inaffidabile al nucleo duro dei quattro partiti che compongono la lista INGROIA. Vediamo di dimostrare che siamo qualcosa di più.
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