Tutto il potere ai territori. Intervista (Left, 10 agosto 2011)
Guido Viale è da molto tempo un paladino della battaglia per una nuova economia che tenga conto dell’ambiente e delle relazioni sociali e metta al centro l’obiettivo di una qualità della vita migliore. Un utopista concreto, come si autodefinisce riprendendo una frase di Alex Langer, ha da poco pubblicato La conversione ecologica (NdA press,185 pagine,10 euro) in cui ipotizza una rivoluzione verde nella produzione industriale (dall’automotive alle fonti rinnovabili). Di recente ha lanciato la proposta di risolvere la crisi di Fincantieri attraverso le autostrade del mare, passando cioè dalla costruzione di navi da crociera a navi da trasporto merci. A lui, che, tra l’altro, si è occupato molto di recupero degli scarti e dei rifiuti e di politiche dei beni comuni, abbiamo chiesto di delineare lo scenario in vista dei referendum che toccano temi legati all’ambiente e alla gestione del territorio.
Cosa pensa dei referendum? Riguardano solo questioni tecniche seppur importanti, o sono un’opportunità per delineare un modello economico diverso?
Dei quattro quesiti quello più interessante è il secondo, che promuove l’abrogazione dell’articolo 23 bis della Finanziaria 2008 che impone la privatizzazione dei servizi pubblici. Anche se tutta la campagna è stata fatta sul tema dell’acqu4 l’articolo riguarda tutti i servizi pubblici locali, cioè i trasporti, la gestione dei rifiuti e dell’energia e alcuni ambiti del welfare municipale. La vittoria del sì non impedirebbe più ai sindaci,come accade oggi, di riprendere in mano le redini della politica economica locale, come è loro compito. Nei Comuni in cui le nuove maggioranze sono risultato di una mobilitazione popolare, come Napoli e Milano, alla vittoria dei referendum potrebbero accompagnarsi nuove iniziative di tipo industriale ed economico da parte delle amministrazioni.
Il privato non deve entrare nella gestione del pubblico? Anche a sinistra c’è chi nutre dubbi.
Piuttosto che la distinzione tra destra e sinistra premetto che trovo più sensata quella tra liberisti a oltranza e antiliberisti. Antiliberismo non vuol dire statalismo, secondo me non è questa la risposta giusta ai danni del libero mercato. Credo che invece la strada da percorrere sia quella dei beni comuni: la popolazione potrà riappropriarsi del governo del proprio territorio. Noi ci troviamo di fronte ad una prospettiva planetaria globale di transizione da una economia fondata sui combustibili fossili, sui grandi impianti, sui grandi capitali, ulla finanza internazionale a una economia fondata sulle fonti rinnovabili, ma anche sulla dimensione locale, che consente di avviare dei processi di autogoverno, di responsabilizzazione, di empowemnent effettivo dei soggetti.
Tanto per rimanere nella gestione dei territori, come valuta, sul tema dei rifiuti, la soluzione della raccolta differenziata porta a porta proposta da De Magistris a Napoli?
Assolutamente positiva. Non credo che De Magistris abbia una competenza diretta in questa materia, però è stato affiancato e sostenuto dagli esponenti di diversi comitati che tre anni fa avevano partecipato insieme a me al Forum Rifiuti Campania. Conosco le loro idee e so che sono nella posizione migliore per dare dei consigli positivi a De Magistris. Le proposte avanzate finora dal nuovo sindaco di Napoli le condivido nella maniera più totale. Sono cose fattibili e le migliori per affrontare di pett0 una emergenza che dura da vent’anni. E che nessuno, invocando inceneritori, impianti e commissariamenti, tra governo centrale, sotbosegretari, criche e mafie, è riuscito finora a risolvere.
Lei ha avanzato la proposta di impegnare gli stabilimenti di Fincantieri nella costruzione di navi per le “autostrade del mare “. E ha rivolto un nvito alla Fiom affinché si facesse portavoce della proposta. Ha ricevuto risposta?
Nell’ultimo anno la Fiom pur tra mille difficoltà e trovandosi contro tutto I’arco parlamentare si è mossa con una notevole autonomia cercando di difendere le posizioni più democratiche e avanzate. Detto questo, non c’è nessun segnale ufficiale su una proposta come la mia. Pare che per adesso l’orientamento sia quello di costruire navi più moderne, invece di affrontare di petto un problema che per I’Italia è cruciale, decongestionando le vie di terra e dando uno sbocco produttivo agli operai.
Anche l’energia pulita può creare nuovi posti di lavoro?
In Germania ne ha già creati 300mila e si giungerà a quota un milione. In Italia quando è stato varato il Decreto Romani sul conto-energia c’è stata una levata di scudi da parte degli imprenditori. Ci si è accorti che. nonostante I’Italia importi gli impianti dall’estero, anche soltanto nel campo dell’installazione e della manutenzione lavorano già 100mila persone. In Italia nessun settore ha creato tanti posti di lavoro. Basta solo questo per capire che con serie politiche industriali il campo delle opportunità occupazionali si allargherebbe.
Le campagne perle amministrative e per i referendum cosa hanno portato di nuovo?
Sicuramente la cosa più emozionante è la presenza dei giovani, perché nel corso degli ultimi due decenni sono stati completamente assenti dalla scena politica del nostro Paese. Oggi invece c’è un risveglio, lo si vede fisicamente nella piazza della Spagna o di Atene, lo si è visto anche in tutte,le manifestazioni e nella campagna e nei festeggiamenti per Pisapia e De Magistris. La loro cultura, la loro ironia, l’utilizzo della rete sono strumenti assolutamente innovativi. C’è da tirare un respiro di sollievo e dire§: finalmente. Sono vent’anni che aspettavamo una svolta di questo genere.
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